Come dare lavoro alle aziende straniere? Semplice: tassando ciò che è già tassato e che soprattutto non si conosce
Tutti lo hanno dichiarato che sono contrari a questa misura, dimostrando e motivando il controsenso ed il danno di questa nuova tassa sulla plastica, dal Presidente del Consorzio C.A.R.P.I. Luciano Pazzoni, il segretario generale Marco Falcinelli (sindacato Filctem-Cgil), Massimo Covezzi (Presidente di Plastics Europe Italia), Luca Iazzolino (Presidente di Unionplast).
Sembra quasi che le tasse imposte dal nostro Stato servano per invitare le aziende italiane a chiudere, dando così spazio a quelle straniere.
Infatti, le aziende Italiane del settore imballaggi in plastica pagano già al CONAI il CAC (Contributo Ambientale Conai), che va dai dai 150 ai 546 euro a tonnellata, il quale serve per ripartire tra produttori e utilizzatori il costo per i maggiori oneri della raccolta differenziata, per il riciclaggio e per il recupero dei rifiuti di imballaggi. Tali costi, sulla base di quanto previsto dal D.lgs. 152/06, vengono ripartiti “in proporzione alla quantità totale, al peso e alla tipologia del materiale di imballaggio immessi sul mercato nazionale”.
Con questa nuova tassa, oltre che affossare le aziende Italiane per gli infiniti motivi già esposti dai diversi rappresentati di settore, si darà ampio spazio di manovra alle aziende straniere, che grazie a questa nuova tassa saranno maggiormente competitive e potranno invadere tranquillamente il mercato italiano.