Già dallo scorso anno, anche a seguito di numerosi incontri e dopo aver già presentato diversi interventi, sia singolarmente che in maniera congiunta con altre organizzazioni, il C.A.R.P.I. continua ad insistere per far sentire la voce delle aziende e le maggiori problematiche che influenzano l’andamento della filiera del riciclo meccanico italiano (raccoglitori, riciclatori, trasformatori).
Per opportuna conoscenza, rimettiamo di seguito il testo dell’ultima lettera inviata dal C.A.R.P.I. al Ministro delle Finanze Roberto Gualtieri, al Ministro dell’Ambiente Sergio Costa e al Ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli.
L’Italia presenta un alto livello di recupero e riciclaggio, di eccellenza in Europa per quanto riguarda i rifiuti speciali. Questo dato di rilievo è anche valorizzato e amplificato dalla grande storicità che la filiera del riciclo meccanico italiano rappresenta (aziende di raccolta, riciclo e trasformazione), con delle imprese che, in un paese da sempre povero di materie prime, hanno fin dalla loro origine affinato ed efficientato il proprio vitale lavoro di trasformazione del rifiuto in risorsa, facendo dell’economia circolare il loro unico lavoro. Va sottolineato, inoltre, che il comparto del riciclo è stato più volte identificato come un elemento fondamentale per la lotta alla dispersione dei rifiuti nell’ambiente, attraverso un loro corretto conferimento e valorizzazione, in quanto da una parte garantisce il fine vita del rifiuto per mezzo delle aziende che riciclano, dall’altra contribuisce in maniera fattiva al raggiungimento degli obiettivi UE.
Già qualche tempo fa vi abbiamo scritto, senza esito, annunciandovi che una parte di questo scenario stava cambiando drasticamente. La mancanza di interventi statali a favore di questo comparto, la crisi dell’export verso il Far East e la riduzione della capacità di assorbimento delle industrie utilizzatrici dei materiali di recupero (industrie di trasformazione della plastica, ecc.) hanno causato difficoltà nel collocamento dei materiali recuperati e il crollo generalizzato dei prezzi di questi ultimi sul mercato. Ad aggravare il quadro si è aggiunta una pesante campagna di comunicazione contro la plastica, la quale ha finito con l’avvantaggiare solo i competitors stranieri, screditando a priori il materiale plastico e indicando nel “plastic-free” la sola via “green” e sostenibile praticabile; questa ingiusta demonizzazione di materiale è stata operata senza considerare, peraltro, tutti i benefici che questo materiale porta, soprattutto in questo contesto di emergenza in cui esso potrebbe rivelarsi fondamentale ed insostituibile dal punto di vista igienico e della trasmigrazione delle sostanze.
A causa del Covid 19, la situazione è diventata preoccupante. I rifiuti in plastica potrebbero aumentare vertiginosamente in questo scenario di emergenza sanitaria, e la loro gestione e valorizzazione a fine vita va tenuta in principale considerazione.
A tal proposito e a titolo esemplificativo, se le nostre aziende all’improvviso si fermassero, chi si occuperebbe poi di gestire e valorizzare tutti quei rifiuti riciclabili?
Per evitare che l’emergenza Covid 19 diventi anche un’emergenza ambientale, si richiede di intervenire a favore di questo settore:
– sospendendo per almeno sei mesi tutta l’imposizione fiscale a carico delle aziende;creando sgravi fiscali di semplice applicazione e con l’abbassamento del costo dell’energia elettrica, tali da permettere alle aziende Italiane di essere concorrenziali con i competitors stranieri;
– dando disposizione alle banche di offrire maggior credito alle aziende del settore;
– intervenendo con provvedimenti per salvaguardare le aziende della filiera del riciclo meccanico (aziende di raccolta, riciclo e trasformazione), attraverso la creazione di un marchio italiano ad hoc, in grado e con la finalità di rafforzare il buon nome del prodotto italiano e il suo mercato;
– creando una cabina di regia tra gli organi di governo e gli operatori del settore per monitorare l’andamento ed il miglioramento del mercato;
– ampliando l’applicazione dei Criteri Ambientali Minimi a nuovi mercati, predisponendo controlli sull’effettiva applicazione.
Mestre-Venezia – 09/03/2020