Un studio recentemente pubblicato su Environment International mostra come anche le plastiche fatte su base biologica possano rivelarsi tossiche.
Lisa Zimmermann dell’Università tute di Francoforte spiega di come, durante le analisi condotte nell’indagine, i prodotti a base di cellulosa e amido (Bio-PE, Bio-PET, PBAT, PBS, PLA, PHA e i materiali a base di bambù) potessero contenere gran parte delle sostanze chimiche che contengono anche le plastiche normali; oltre a ciò, in alcune particolari condizioni di laboratorio, è stato dimostrato che le sostanze presenti nelle bioplastiche producevano reazioni tossiche anche più forti di quelle delle sostanze della plastica tradizionale.
Dai risultati dello studio, utilizzando una tecnica di estrazione per mezzo di solventi, è emerso che la maggioranza delle bioplastiche e dei prodotti vegetali analizzati (circa il 67%) contengono sostanze chimiche tossiche, nonché un gran numero e diversità di composti (più di 1000 caratteristiche chimiche per ogni sostanza analizzata, nell’80% dei campioni). Un dato allarmante è dato dal fatto che alcune delle plastiche analizzate contenevano così tanti composti chimici che in alcuni casi è risultato praticamente impossibile tenere traccia di ogni possibile effetto nocivo sul corpo umano di ogni singolo composto.
Secondo le verifiche dei riciclatori queste sostanze possono essere tossiche in due modi: direttamente per le cellule oppure agendo come “ormoni” e quindi disturbando l’equilibrio di alcune funzioni del corpo.
Un confronto con le plastiche convenzionali ha dimostrato che le bioplastiche e i materiali vegetali sono altrettanto tossici.
Per i ricercatori, la percezione positiva che viene trasmessa dai materiali cosiddetti “biologici” o “sostenibili” non si deve estendere alla sicurezza da un punto di vista chimico.
Ciò evidenzia la necessità di concentrarsi maggiormente sugli aspetti di sicurezza chimica quando si progettano materiali alternativi alle plastiche tradizionali.