Il Rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente “Il ruolo della tassazione (ambientale) a sostegno delle transizioni verso la sostenibilità” segnala che nell’Unione europea le entrate derivanti dalle tasse ambientali sono state di 330 miliardi di euro nel 2019, corrispondente al 2,4% del prodotto interno lordo. Una cifra che, in termini assoluti, negli anni è andata gradualmente aumentando, ma che in rapporto al Pil è rimasta sostanzialmente stabile dal 2002.
L’Italia è tra i Paesi UE con le tasse ambientali più elevate sia in valore assoluto che per il peso rispetto al Pil nazionale, infatti nel 2019, era il quarto paese dell’UE per rapporto tra tasse ambientali e Pil. Guardando invece solo i numeri assoluti, risultava essere il secondo paese europeo, dietro solo alla Germania, per introiti fiscali relativi all’ambiente.
Il Green Deal europeo riconosce il ruolo cruciale della tassazione nella transizione verso un’economia più verde e sostenibile, e questo potrebbe guidare l’implementazione delle tasse ambientali nei prossimi anni, così come la revisione dell’attuale tassazione dell’energia dell’Ue e dei sistemi di determinazione del prezzo del carbonio, compreso il sistema di scambio di quote di emissione di gas serra (Emission trading system Ue), porteranno maggiori entrate nel prossimo decennio.
Tuttavia la decarbonizzazione dell’economia europea eroderà inevitabilmente la base imponibile, poiché l’attuale tassazione dell’energia e gli attuali schemi di tariffazione del carbonio dipendono fortemente dai prodotti energetici non rinnovabili. Sarà essenziale trovare il giusto equilibrio tra il raggiungimento degli obiettivi di transizione e il mantenimento della stabilità delle entrate e sistemi fiscali a prova di futuro con nuove fonti di entrate.