La relazione del Ministero ha constatato che:
il settore energetico italiano è stato colpito della crisi internazionale causata dalla guerra in Ucraina: la domanda primaria di energia è calata del 4,5%, per un totale di 149.175 migliaia di ktep (tonnellate equivalenti di petrolio) nel 2022, mentre nel 2021 il dato si era attestato a 156.179 ktep;
il gas naturale continua ad essere la fonte di energia a cui l’Italia fa maggior affidamento (37,6% del totale), seguita poi da petrolio (35,7%), rinnovabili (18,5%), combustibili solidi (5%), energia elettrica (2.5%) e rifiuti (0.8%);
le importazioni di petrolio e di prodotti petroliferi sono aumentate (+4.731 ktep, +10,5%) proprio a causa della riduzione delle importazioni di gas naturale dovute alla guerra in Ucraina. La produzione nazionale nel 2022 è invece calata (-8%) rispetto al 2021, soprattutto a causa della diminuzione dell’energia prodotta dall’idroelettrico a causa della siccità;
il consumo finale energetico è diminuito complessivamente del 3,7% rispetto al 2021, per un totale di 109.307 ktep.
La relazione, pur elencando le misure prese dal governo per affrontare il caro energia, non ha però dato la giusta attenzione a quelli che sono stati gli effetti negativi dell’aumento dei prezzi sulle aziende italiane.