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Circonomia analizza l’impatto del greenwashing su consumatori e imprese

Posted on 3 anni fa

 

Circonomia ha presentato il primo rapporto sul greenwashing con un’analisi dei casi più noti e l’elenco delle normative e dei regolamenti volti a contrastarlo.

Nell’ambito del Festival dell’economia circolare e della transizione ecologica, è stato presentato il primo rapporto sul greenwashing, pratica utilizzata da aziende e istituzioni per darsi una verniciata di “verde”, utilizzando le leve della comunicazione del marketing per affermare la propria sostenibilità ambientale ed etica, senza però far corrispondere alle parole i fatti.

Il dossier elaborato da Circonomia (scaricabile QUI) analizza l’impatto del greenwashing su consumatori e imprese, illustra a scopo esemplificativo alcuni casi noti e meno noti e fa il punto su iniziative e normative internazionali (USA, Italia, Francia, Germania e Regno Unito) che dovrebbero scoraggiare queste pratiche, in Italia essenzialmente sentenze e provvedimenti emanati dal Giurì di Autodisciplina Pubblicitaria e dell’AGCM, Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.

Restando nel nostro Paese, vengono esaminati alcuni casi che riguardano l’applicazione della Direttiva SUP, come l’apparizione sugli scaffali di diversi supermercati di prodotti che propongono il claim “reusable” o “riutilizzabile” per evitare il bando imposto dalla UE per alcuni articoli monouso in plastica come stoviglie e posate.

Il rapporto evidenzia come alcuni governi e autorità di controllo in Europa e negli Stati Uniti stiano approntando linee guida per arginare e sanzionare il diffondersi del greenwashing, sia a livello di marketing che finanziario.
La stessa Unione Europea, nella cornice del Green Deal e attraverso diverse direttive, si sta impegnando a formulare una serie di misure, sia per quanto riguarda la protezione dei consumatori contro le affermazioni ambientali false, sia dando delle regole ai produttori affinché non inducano in errore i cittadini, per esempio sulla durabilità e riparabilità dei prodotti.
Non è esente da rischi la finanza europea: secondo i relatori del rapporto, soprattutto le aziende quotate che se si rendono protagoniste di queste pratiche scorrette, corrono l’elevato rischio di subire danni significativi alla propria capitalizzazione. Per rispondere alle minacce provenienti da dichiarazioni ambigue dei criteri ESG, l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) ha deciso di circoscrivere il fenomeno fornendo una definizione più accurata, così da permettere ai commissari UE di perseguire ogni atto illecito attraverso provvedimenti di contrasto. L’obiettivo è quello di garantire che un determinato fondo sia effettivamente uno strumento di finanza sostenibile a sostegno di iniziative green.

In Germania, una bozza di linee guida è stata recentemente presentata dalla Bundesanstalt Für Finanzdienstleistungsaufsich (BaFin), dopo alcuni casi eclatanti di greenwashing nel settore dell’abbigliamento sportivo.Nel Regno Unito operano in accordo la Competition and Market Authority (CMA), autorità di regolamentazione della concorrenza e le diverse autorità di regolamentazione, come l’Advertising Standards Authority (ASA) e il Committee of Advertising Practice: l’obiettivo è implementare una regolamentazione pubblicitaria più stringente sulle tematiche legate al cambiamento climatico e alle sfide ambientali.

Negli Stati Uniti, invece, l’ente federale preposto alla vigilanza della borsa valori (SEC), ha messo di recente sotto controllo i fondi di investimento, ma risalgono addirittura ai primi anni ’90 del secolo scorso le prime linee guida verdi (“Green Guides”) redatte su questo tema dalla Federal Trade Commission (FTC), l’agenzia governativa per la tutela dei consumatori. Per verificare i criteri ESG (Environmental, Social and Governance), nel 2021 è stata istituita la Climate and Environmental, Social and Governance Task Force, mentre grazie alla collaborazione transnazionale tra la Securities and Exchange Commission (SEC) e la BaFin, l’autorità federale per la supervisione del settore finanziario tedesco, è stato possibile condurre un’inchiesta contro un fondo di un importante istituto bancario tedesco, accusato di aver ingigantito le credenziali dei criteri ESG di alcuni prodotti venduti poi alla clientela come investimenti sostenibili.

 

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