Con 24 ore di ritardo, il Glasgow Climate Pact, ovvero l’accordo finale del vertice ONU sul clima, è stato siglato nella tarda serata del 13 novembre 2021.
Il testo finale “chiede alle parti di rivedere e rafforzare gli obiettivi al 2030” per allinearsi agli obiettivi del 2015 e di farlo entro la fine del 2022. La nuova valutazione sul portale degli impegni nazionali dovrà dunque essere rimandata di un altro anno.
Il documento riafferma l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di mantenere l’aumento della temperatura “ben al di sotto di 2°C” e di proseguire gli sforzi per limitarlo a 1,5°C. rileva poi che l’obiettivo dei paesi sviluppati di mobilitare congiuntamente 100 miliardi di dollari l’anno non è stato raggiunto neanche questa volta, dunque sollecita a realizzare pienamente tale obiettivo con urgenza.
Non è però tutto da buttare, vi sono almeno tre punti nel testo da considerarsi positivi:
- la revisione dei target nazionali sarà effettuata ogni anno e non più ogni cinque anni;
- per la prima volta si fa riferimento in una decisione della COP a un target di riduzione di emissioni di gas effetto serra e a un anno di riferimento: -45% al 2030;
- finalmente nel testo si fa espressa menzione per la prima volta a combustibili fossili, carbone e sussidi ambientalmente dannosi.
In conclusione, tenendo conto degli sparuti segnali positivi, non si può che considerare Glasgow l’ennesima occasione persa sulla strada, ancora lunga e in salita, per vincere la sfida del secolo contro l’emergenza climatica.