Un recente report redatto da ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione) in merito ai tempi di aggiudicazione degli appalti pubblici di rilevanza comunitaria piazza l’Italia sul fondo della classifica europea: nel nostro Paese aggiudicarsi una gara d’appalto richiede mediamente 279 giorni, in netta controtendenza rispetto ai tempi di Francia e Germania, che riportano rispettivamente 102 e 84 giorni.
I dati utilizzati da ANAC fanno riferimento al periodo 2018-2022 e sono quelli pubblicati nella piattaforma della Commissione Europea “Tenders Economic Daily” (o “TED”); tuttavia, dal report emerge un dato positivo: i tempi medi in Italia stanno subendo un calo significativo negli ultimi anni.
I tempi più snelli di Francia e Germania, si notano anche con le aggiudicazioni effettuate con il criterio del prezzo più basso, anche se non è il focus del report ANAC:
- In Italia il tempo di aggiudicazione è di 195 giorni,
- in Spagna di 145 giorni;
- in Francia è di 95 giorni;
- in Germania è 54 giorni.
Le cause di queste lungaggini, secondo ANAC, sono da ricercarsi in due spiegazioni: nel “periodo di stand-still” ed il fattore organizzativo.
Per “periodo di stand-still” si intende il periodo, stabilito per legge, che intercorre tra la data di comunicazione dell’aggiudicazione e la stipula del contratto, ovvero il numero minimo di giorni stabilito per legge entro i quali il contratto non può essere stipulato; a tal proposito, l’UE ha stabilito un tempo sospensivo minimo di almeno 10 giorni. L’Italia ha invece deliberato tempi più lunghi fissandolo a 35 giorni, mentre Germania e Spagna hanno stabilito un tempo minimo di 15 giorni, quindi inferiore di circa 20 giorni rispetto a quelli fissati dal legislatore italiano.
Secondo ANAC, un’ulteriore possibile spiegazione sarebbe da ricercarsi nell’organizzazione tipo, ovvero le modalità di gestione utilizzate per valutare le offerte, quelle impiegate per la scelta del vincitore ed infine quelle necessarie per la stipula del contratto, oltre che l’organizzazione della commissione di gara, la capacità amministrativa delle stazioni appaltanti e la mancanza di competenze specifiche.
Si aggiunge poi il tema dei contenziosi. La Commissione Europea lamentava come l’eccessiva farraginosità del Codice degli appalti allora vigente in Italia generasse un elevato contenzioso tale da comportare inevitabili costi in termini di efficienza. Tuttavia, secondo ANAC, “solo una frazione dei ricorsi, vale a dire quelli che si sono effettivamente tradotti in un blocco temporaneo delle procedure di gara e del conseguente processo produttivo, sono potenzialmente in grado di influenzare il divario osservato tra l’Italia e gli altri Paesi”.