Nel dossier The Fraud of Plastic Recycling, “l’imbroglio del riciclaggio della plastica”, realizzato e pubblicato dal CCI e raccontato sul sito del quotidiano britannico The Guardian, viene sostenuto che “la plastica, ricavata dal petrolio e dal gas, è notoriamente difficile da riciclare. Per farlo è necessaria una selezione meticolosa, poiché la maggior parte delle migliaia di varietà di plastica chimicamente distinte non possono essere riciclate insieme. Ciò rende un processo già costoso ancora più costoso. Inoltre, il materiale si degrada ogni volta che viene riutilizzato, il che significa che generalmente può essere riutilizzato solo una o due volte”.
La risposta del consorzio Corepla e dell’Istituto per la Promozione delle Plastiche da Riciclo (Ippr) non si è fatta attendere: “La filiera del riciclo degli imballaggi in plastica italiana è un’eccellenza in Europa. Un risultato frutto di un impegno continuo tra innovazione e tecnologie avanzate”.
Per il consorzio C.A.R.P.I. sono pubblicazioni come queste che danneggiano la filiera italiana del recupero e riciclo dei rifiuti in plastica, mettendo irragionevolmente in cattiva luce le imprese italiane, pioniere dell’economia circolare a livello internazionale: l’attacco del CCI americano si baserebbe su un gran numero di dati di dubbia validità, volti a disorientare i consumatori e chi si impegna come Italia ed Europa per gestire la plastica salvaguardando l’ambiente. Anche i consorzi nazionali che si occupano della raccolta replicano: “Affermazioni incredibili, la nostra filiera del riciclo, ad esempio, è un’eccellenza in Europa”; nel 2022 l’Italia ha utilizzato circa 1,327 milioni di tonnellate di polimeri riciclati per produrre nuovi oggetti.