Della situazione di stallo della filiera del riciclo delle materie plastiche se ne parla da troppo tempo. Questa condizione porta con sé fattori penalizzanti per le imprese, colpite da un inarrestabile vortice di fattori negativi che ne stanno minando l’esistenza.
Di fronte a questa realtà molto complessa, siamo convinti che le soluzioni esistano. Occorre un cambio di passo, focalizzato sul rilancio della domanda di materia riciclata e sul superamento del gap di prezzo che in molti casi continua a rendere più conveniente il consumo di risorse vergini.
Opportunità da cogliere nell’immediato, visto che il settore petrolchimico sta entrando in un nuovo capitolo di chiusure in tutta Europa, con conseguente accrescimento della dipendenza dalle importazioni del continente sotto l’attuale ondata di ristrutturazione. Dunque l’Europa ed in primis l’Italia saranno in balia dei prezzi e dei prodotti provenienti da altri Paesi.
Per far fronte a questo, sarebbe doveroso inserire gradualmente, fin dal 2026, l’utilizzo di polimero riciclato – generato in Italia – nella produzione di manufatti di diverse tipologie.
Eppure siamo la patria del riciclo, disponiamo di soluzioni in casa, ma siamo i primi – chissà perché – a non pensare di utilizzarle fin da subito.




