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Reati ambientali: la stretta italiana e la svolta europea del maggio 2026

Posted on 1 mese fa

Tra ottobre di quest’anno e maggio 2026 ci sarà un inasprimento delle pene per tutelare l’ambiente.

Ad ottobre la Legge 147 di conversione del DL 116/25 (cosiddetto “Terra dei Fuochi”) a maggio 2026 il recepimento della Direttiva UE 2024/1203 sulla tutela penale dell’ambiente.  

“Ma servono tutte queste nuove norme ?” Una risposta la troviamo in alcune pagine scritte da Natalino Irti, nel suo Viaggio tra gli obbedienti (La nave di Teseo). Le norme, osserva Irti, implicano innanzitutto una disponibilità nei loro destinatari ad ascoltarle: e quando sono troppe diventano appunto inascoltabili. Di più: quando si frantuma in un fiume incontenibile di parole (quando ceda «all’oscura prosa del caos legislativo», scrive Irti), il diritto diventa perfino inconoscibile, prima ancora che incomprensibile.

Dall’8 ottobre è in vigore la L. 3 ottobre 2025, n. 147, di conversione del DL 116/25 (cosiddetto “Terra dei Fuochi”) recante nuove sanzioni in materia di gestione rifiuti.
Si tratta di un atto legislativo destinato che inasprirà le pene a carico di chi commette attività illecite riguardanti i rifiuti. Pene rafforzate dunque per l’abbandono, la discarica e la combustione illecita, ma anche nuovi rebus da risolvere per chi gestisce spedizioni transfrontaliere o viola le regole. Il quadro afflittivo è vario e si passa dalla sospensione della patente in caso di trasporti illeciti, fino a sanzioni per quelle che si definiscono come attività organizzate al traffico di rifiuti, ma anche i comuni cittadini non sono esenti, infatti l’abbandono di rifiuti da fumo, come le sigarette, o di scontrini e gomme da masticare saranno oggetto di contestazioni constatabili anche attraverso modalità differite mediante la videosorveglianza.

Ma non basta questo è solo l’inizio, in quanto entro il 21 maggio 2026 l’Italia dovrà recepire la Direttiva UE 2024/1203 sulla tutela penale dell’ambiente.

La nuova Direttiva – che intende stabilire “norme minime per la definizione dei reati e delle sanzioni al fine di tutelare più efficacemente l’ambiente, nonché per le misure finalizzate alla prevenzione e al contrasto della criminalità ambientale e all’applicazione efficace del diritto ambientale dell’Unione” che impone al legislatore interno un completo ripensamento dell’attuale configurazione del diritto penale dell’ambiente.

La Direttiva 2024/1203 innalza a 20 le fattispecie di reati ambientali, ne impone la configurazione come delitti (e non più quali mere contravvenzioni), inasprisce le sanzioni ed allunga i termini di prescrizione.

La Direttiva 2024/1203 prevede:

  1. la revisione e l’aumento dell’elenco dei reati previsti nelle Direttiva 2008/99/CE
  2. L’inasprimento delle sanzioni attraverso misure di prevenzione esaustive ed efficaci, sanzioni penali dissuasive e proporzionate costituiscono, infatti, importanti deterrenti contro i reati ambientali. Chi inquina – nella logica della Direttiva 2024/1203 dovrebbe sostenere tutti i costi del danno ambientale che ha causato.
  3. Il rafforzamento complessivo della tutela degli ecosistemi, della biodiversità, a favore della transizione verde, in un’ottica di contrasto ai cambiamenti climatici.
  4. La sensibilizzazione dell’opinione pubblica in merito alla criminalità e ai danni ambientali in tutto il mondo.

 

Spesso  un eccesso di norme penali non porta benefici, ma crea confusione, riduce l’efficacia del diritto e rende le leggi inascoltabili, indebolendo la forza stessa del sistema giudiziario e l’effettiva applicazione della legge. Quando ci sono troppe norme, le persone faticano a comprenderle e a rispettarle, portando a una perdita di rispetto verso il diritto e a una generale inefficacia del sistema.
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