Non è che stiamo accettando passivamente tutto ciò che accade come se fosse la normalità?
Nello scorso mese di febbraio in un articolo si evidenziava che per sopravvivere in un mercato sempre più competitivo e per garantire i posti di lavoro ai propri dipendenti, ogni imprenditore deve pianificare quotidianamente le attività aziendali al meglio per ridurre al minimo i rischi e le incertezze, cosciente però che la realtà rappresenta sempre un’incognita e che le variabili sono tante e prevederle tutte è semplicemente impossibile.
Siamo ormai a settembre e le incognite per le aziende non sono diminuite, ma su questo si tace continuando a parlare di altro, come se tutto fosse già risolto o di poco conto.
Urge una riflessione sul nuovo regolamento imballaggi, che fin dai suoi primi albori aveva sollevato preoccupazione e contrarietà da più parti. Attualmente è in corso la cosiddetta procedura «corrigendum», una correzione linguistica e legislativa, che non prevede però l’introduzione di modifiche sostanziali. Ciò fa capire che tutte le proposte motivate, presentate da esperti in materia, non sono state accolte.
Anche la nuova disciplina europea sulle esportazioni e importazioni dei rifiuti approvata lo scorso maggio pone qualche questione. Qualcuno si è chiesto, durante la stesura del testo, quali saranno le conseguenze in fase di applicazione, le complessità burocratiche e i costi che dovranno sostenere le aziende? E a chi porterà vantaggio questo Regolamento? Sicuramente non alle imprese italiane.
Poi c’è il Rentri, il nuovo sistema informatico di tracciabilità di rifiuti. Dovrebbe iniziare a raccogliere le prime iscrizioni già alla fine del 2024, ma resta ancora poco chiaro il suo funzionamento ed è opinione molto diffusa tra le aziende e gli addetti ai lavori che si tratterà di un nuovo buco nell’acqua, come accaduto per il defunto Sistri.
E si sa qualcosa della Commissione di esperti nominata nel 2023 per lavorare alla revisione del Testo Unico Ambientale, per renderlo più fruibile?
E dei prezzi dell’energia che continuano a variare senza spesso avere una motivazione logica?
Con le nuove elezioni europee sembrava cambiasse qualcosa o forse rimane tutto come prima? Qui ci fermiamo, anche se ci sarebbe molto altro da dire.
Sorge un dubbio: non è che per caso stiamo cadendo nella propensione all’abitudine, accettando passivamente ciò che accade come se fosse la normalità?