Ogni giorno ci imbattiamo in tanti concetti come economia circolare, sostenibilità economica sociale ed ambientale, oppure in progetti come il green new deal, la transizione ecologica, la transizione energetica, il bilancio di sostenibilità; o ancora in Regolamenti o leggi come il nuovo regolamento relativo alle spedizioni di rifiuti, che stabilisce norme più rigorose per l’esportazione di rifiuti verso paesi terzi, la mancata riforma del Testo Unico Ambientale divenuto ormai un colabrodo di modifiche apportate senza cognizione di causa, il nuovo regolamento imballaggi, il Rentri, oltre che ad obiettivi comunitari sempre più impegnativi e costi dell’energia alle stelle, nuovi dazi, proposte sull’utilizzo dell’energia nucleare, ecc. Se a ciò aggiungiamo la grande confusione legata alle diverse definizioni comparse negli ultimi anni, come “bio”, “biodegradabile”, “compostabile”, “biocompostabile” e molti altri, la situazione si complica enormemente, creando poca chiarezza nei consumatori e negli imprenditori stessi. A questo punto è meglio non continuare con l’elenco esemplificativo, ma fermarci qua.
Di fronte a tutte queste incognite come può comportarsi un imprenditore che deve fare impresa? Ve lo diciamo noi: cerca di sopravvivere con fatica all’interno di in un mercato sempre più competitivo, con l’impegno ed il senso del dovere di garantire i posti di lavoro ai propri dipendenti, pianificando le attività aziendali al meglio per ridurre al minimo i rischi e le incertezze, cosciente però che la realtà rappresenta sempre un’incognita e che le variabili sono tante e prevederle tutte è letteralmente impossibile.
Tuttavia una cosa è certa, che per evitare ulteriore confusione basta trovare il bandolo della matassa attraverso un piano industriale, che nel nostro paese stiamo aspettando ormai da trent’anni. Infatti, l’assenza di un piano industriale concreto non spinge sicuramente gli imprenditori italiani a fare delle scelte che creano competitività e crescita sul medio-lungo periodo, con conseguenti effetti benefici per tutti compreso i livelli occupazionali; al contrario, questa assenza li porta spesso a dover affrontare importanti crisi aziendali o a dover cedere l’impresa ad acquirenti stranieri, con tutto ciò che ne consegue per il nostro tessuto sociale ed economico.
La tutela dell’ambiente, la sostenibilità economica sociale ed ambientale, la creazione di nuova economia, il benessere che cerchiamo, la garanzia per le future generazioni sono il frutto del lavoro delle imprese e dei loro collaboratori e non di chiacchiere, spesso dissennate che vengono giustificate dietro la parola democrazia.
Le imprese e gli imprenditori italiani dicono quello che poi faranno, e fanno quello che avevano detto; al contrario, chi pensa solo a parlare non ha cognizione di ciò che avviene nelle imprese e non è in grado di fornire soluzioni positive per l’imprenditoria italiana.