C.A.R.P.I – Consorzio Autonomo Riciclo Plastica
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Europa

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Category: Europa

Sostituire la plastica? Impossibile!

La plastica è un materiale straordinariamente versatile e largamente adattabile a molti usi; gli oggetti in plastica sono duraturi, forti, leggeri, resistenti ad impatti e agenti chimici, oltre che essere impermeabile. Provando a fare un confronto, ci possiamo accorgere immediatamente di quanto il metallo consumi molta più energia della plastica nella fase di produzione, è più suscettibile alla corrosione e può essere impiegato per la realizzazione solo di una lista ristretta di prodotti; gli oggetti in carta, invece, presenta una durata di vita inferiore, è più facile che vengano danneggiati dall’acqua, e rispetto alla plastica viene impiegata più energia e acqua per quanto riguarda la loro fase di produzione.

Non ci dobbiamo dimenticare di tutti i significativi vantaggi che la plastica possiede rispetto ad altri materiali “alternativi”, e che in questo periodo il ruolo della plastica nel settore imballaggio è spesso sottovalutato. Come risultato di un costante “bombardamento” di notizie negative “anti-plastica” da parte di canali mediatici, piattaforme, rivenditori, compagnie, associazioni e governi, si è iniziata a diffondere l’idea e l’intenzione di andare a ridurre i quantitativi di rifiuto plastico proveniente da imballaggio e mono-uso (questo attraverso di azioni di “divieto” di determinati prodotti, alzando i livelli di recupero e riciclo e ponendo l’attenzione su un maggiore utilizzo di plastiche riciclate come obiettivo dell’economia circolare).

Un altro punto di riflessione importante è il seguente: prima di dibattere a lungo di un “allontanamento dalla plastica” e di una discriminazione totale di questo materiale, bisognerebbe analizzare e prendere in considerazione tutta la filiera, valutando l’impiego di risorse naturale e l’impatto ambientale delle nostre scelte. Cosa potrà sostituire la plastica? Metallo? Legno? Carta? Vetro? In riferimento a questa riflessione, solo per portare un esempio, uno studio condotto dall’American Chemistry Council ha stimato che, utilizzando nell’industria dell’imballaggio materiali alternativi rispetto alla plastica (come ad esempio vetro, lattine o alluminio), i costi ambientali dovuti a questo cambio di paradigma sarebbero cinque volte superiori.

Prima di poter esprimere sentenze, troppo spesso frutto di assurde considerazioni prive di fondamento scientifico, bisognerebbe capire e riconoscere il grande valore che la plastica ha come materiale: bisogna sradicare completamente la percezione della plastica come un materiale economico e di poco valore, e cominciare finalmente a comprendere tutti gli innumerevoli benefici che la plastica porta, della sua grande possibilità di essere riciclata più volte diventando nuovo prodotto e tutti gli altri suoi aspetti positivi.

Anche secondo quanto sottolineato da Tomi Nyman, direttore del settore Management Consultancy di Pöyry in Finlandia, è chiaro che la sostituzione della plastica non risolverà il problema: la plastica ha valore, anche se rifiuto, e noi preferiamo continuare ad estrarre petrolio per produrre nuova plastica e alla fine letteralmente “buttarla via” o bruciarla; tutti i prodotti e gli imballaggi in plastica sono essi stessi materie prime di valore e dovrebbero essere trattati come tali dopo il loro utilizzo, e questo è possibile solo per mezzo del riciclo. Secondo Nyman, la sfida per il futuro non consiste nel cercare alternative alla plastica come materiale, ma assicurarsi e fare in modo che tutta la plastica esistente venga riciclata e riutilizzata.

Solo per mezzo di una diffusa e corretta educazione l’intera filiera prenderà finalmente la coscienza e la comprensione che merita e che è venuta un po’ a mancare in questi ultimi tempi. Prima di pensare ad una “sostituzione in blocco” di questo materiale straordinario, bisognerebbe valutare con attenzione tutte le possibili variabili, gli alti libelli di efficienza e performance che la plastica ha, e calcolare il grande impatto che questa “sostituzione” provocherebbe nell’intera filiera. Stando anche a quanto evidenziato dagli studi e a quanto comincia finalmente ad emergere da alcune visioni più macroscopiche, avremmo molto più da perderci che da guadagnarci, in ogni aspetto.

  • 25 gennaio, 2019
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Nasce “Alliance to End Plastic Waste” (AEPW)

Una trentina di aziende, associazioni e multinazionali che operano in vari ambiti dell’industria della plastica hanno promosso la nascita dell’alleanza globale “Alliance to End Plastic Waste” (AEPW), presentata ufficialmente a Londra in diretta streaming il 16 gennaio. Si tratta di un’organizzazione non-profit che ha la finalità di “proporre soluzioni innovative per contrastare la dispersione dei rifiuti di plastica nell’ambiente, in particolare negli oceani”: l’alleanza intende sviluppare e diffondere soluzioni di scala con lo scopo di andare a ridurre e gestire in maniera più efficiente ed efficace il rifiuto plastico, migliorando i sistemi di raccolta, promuovendo l’impiego di materiale riciclato e proponendo soluzioni in totale accordo con i princìpi dell’economia circolare e volte ad agevolarne lo sviluppo.

Le aziende partecipanti hanno deciso di stanziare oltre 1 miliardo di dollari di investimenti, con l’intenzione e l’obiettivo di arrivare a 1,5 miliardi nei prossimi cinque anni.

Come esposto durante la diretta streaming, quasi l’80% dei rifiuti plastici dispersi in  mare deriva da rifiuti prodotti sulla terraferma (e, che nella gran maggioranza dei casi, raggiunge il mare per mezzo dei fiumi); inoltre, è stato esposto un recente studio il quale ha evidenziato che oltre il 90% della plastica dispersa in mare proviene dai 10 principali corsi d’acqua del mondo (di cui, 8 in Asia e 2 in Africa), e che ben il 60% dei rifiuti in plastica presenti nell’oceano proviene da 5 paesi del Sud-est asiatico.

Nei prossimi mesi l’Alliance intende promuovere ulteriori investimenti e favorire progresso e sviluppo in quattro principali aree:

– Lo sviluppo delle infrastrutture per raccogliere e gestire i rifiuti e per aumentare il riciclaggio dei rifiuti.

– Il supporto alle innovazioni per proporre e realizzare nuove tecnologie in grado di facilitare il riciclaggio e il recupero della plastica, generando valore dalla plastica già utilizzata.

– La formazione e il coinvolgimento di governi, aziende e comunità per mobilitare l’azione.

– La pulizia delle aree con la maggior concentrazione di rifiuti plastici già presenti nell’ambiente, con un’attenzione particolare per i principali canali dei rifiuti, come i fiumi che li trasportano verso il mare.

Come ha affermato Bob Patel, CEO di LyondellBasell e vicepresidente di AEPW, “la storia ci ha dimostrato di come l’azione collettiva e le collaborazioni tra le aziende, governi e NGOs possano apportare soluzioni innovative per vincere una sfida globale come questa”. Ha commentato inoltre Antoine Frérot, CEO di Veolia e vice presidente di AEPW: “il successo richiederà collaborazione e sforzi coordinati in molti settori, alcuni che daranno risultati a breve termine e altri che richiedono importanti investimenti con scadenze più lunghe. Affrontare il problema dei rifiuti in plastica nell’ambiente e sviluppare un’economia circolare della plastica richiede la partecipazione di tutti e l’impegno a lungo termine di imprese, governi e comunità. Nessuno può arrivare ad una soluzione da solo”.

  • 25 gennaio, 2019
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Novità dalla riunione del Consiglio dei Ministri UE dell’Ambiente del 25 giugno 2018

Lo scorso 25 giugno 2018 si è tenuta la riunione del Consiglio dei Ministri UE dell’Ambiente, fissando importanti punti sulle questioni all’ordine del giorno, tra cui:

– “EU Action Plan for the Circular Economy”. Il Consiglio ha riconfermato il potenziale dell’economia circolare per conseguire la crescita sostenibile e ridurre la dipendenza dell’UE dalle materie prime primarie non rinnovabili, in particolare attraverso un maggiore riciclo dei prodotti in plastica. Ha messo in luce la necessità di riconsiderare le abitudini di consumo e di evitare usi non necessari della plastica. Ha sottolineato che è responsabilità di tutte le parti interessate intraprendere le azioni necessarie al cambiamento, in particolare per quanto concerne la progettazione, l’uso e il consumo dei prodotti. Ha enfatizzato l’importanza di una corretta gestione delle sostanze problematiche nei prodotti e nei rifiuti per creare cicli di materiali non tossici.

– “Drinking Water Directive”. I ministri dell’ambiente hanno partecipato a un dibattito orientativo sulla direttiva sull’acqua potabile, la quale ha l’obiettivo di migliorare gli standard qualitativi dell’acqua, introdurre un approccio basato sul rischio per il controllo dell’acqua e armonizzare le informazioni disponibili sulla qualità dell’acqua e sui servizi per i consumatori.

– Norme sulle emissioni di CO2 per autovetture e furgoni. I ministri hanno discusso degli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 proposti per le autovetture e i furgoni, che sarebbero del 15% a partire dal 2025 e del 30% a partire dal 2030. I ministri hanno inoltre esaminato la proposta di un meccanismo di incentivi per i veicoli a emissioni zero e a basse emissioni.

Il Consiglio dei Ministri dell’ambiente Ue è inoltre tornato sul tema plastica, accogliendo con favore le precedenti comunicazioni della Commissione del 16 gennaio 2018: “Una strategia europea per la plastica nell’economia circolare“, “Attuazione del pacchetto sull’economia circolare: possibili soluzioni all’interazione tra la normativa in materia di sostanze chimiche, prodotti e rifiuti” e “Un quadro di monitoraggio per l’economia circolare“. Il Consiglio ha promesso un rapido esame della proposta di direttiva sulla plastica monouso presentata dalla Commissione il 28 maggio 2018, continuando il sentiero indicato dalla Plastic Strategy.

La strategia per la plastica è intesa a proteggere l’ambiente dall’inquinamento da plastica e a promuovere al contempo la crescita e l’innovazione, trasformando così una sfida in un programma positivo per il futuro dell’Europa. Con questo programma l’Unione Europea promette di:

– rendere il riciclaggio redditizio per le imprese, con norme sulla riciclabilità degli imballaggi, miglioramento del sistema di riciclo, un miglior sistema per la raccolta differenziata e smistamento;

– ridurre i rifiuti di plastica, per mezzo della riduzione di prodotti in plastica monouso e attrezzi da pesca, della limitazione dell’uso delle microplastiche, della creazione di un sistema di etichettatura delle plastiche biodegradabili e compostabili;

– fermare la dispersione dei rifiuti in mare, grazie a nuove misure intese a garantire che i rifiuti generati a bordo di imbarcazioni o raccolti in mare non siano abbandonati, ma riportati a terra e lì adeguatamente gestiti;

– orientare gli investimenti e l’innovazione: la Commissione fornirà orientamenti alle autorità nazionali e alle imprese europee su come ridurre al minimo i rifiuti di plastica alla fonte; il sostegno all’innovazione sarà aumentato, con 100 milioni di EUR di finanziamenti ulteriori per lo sviluppo di materiali plastici più intelligenti e più riciclabili, per processi di riciclaggio più efficienti;

– stimolare il cambiamento in tutto il mondo, proponendo soluzioni globali e sviluppando standard internazionali.

  • 4 luglio, 2018
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European Strategy for Plastics in a Circular Economy: finalmente plastica e riciclo vengono posti al centro dei nuovi piani per il futuro

E’ stata presentata il 16 gennaio scorso la nuova “Strategia europea sulla plastica in un’economia circolare”, quadro normativo di riferimento per le decisioni UE dei prossimi anni in tema di materie plastiche ed ambiente che riportiamo sinteticamente.

Uno dei punti di partenza della “European Strategy for Plastics in a Circular Economy” è una considerazione sulla plastica: “…. un elemento importante e onnipresente nella nostra economia e nella nostra vita di tutti i giorni, viene utilizzata in diverse maniere e possiede diverse funzioni. Troppo spesso, il modo in cui la plastica oggi viene prodotta, utilizzata e scartata finisce per non ricevere i benefici economici di un approccio più “circolare” e finisce per danneggiare l’ambiente. Ripensare e migliorare il funzionamento del sistema per dare valore a questo materiale richiede sforzi e migliore cooperazione da tutti i principali attori della filiera, dai produttori di plastiche ai riciclatori, rivenditori e consumatori. E’ inoltre necessario un certo grado di innovazione e visione condivisa per condurre gli investimenti nella direzione giusta, con una mobilizzazione da una parte delle autorità nazionali e regionali, città e cittadini e dall’altra del settore privato.”

Nel dicembre 2015, la Commissione ha adottato l’ “EU Action Plan for a circular economy”, dove ha identificato la plastica come una fondamentale priorità e ha affermato che si sarebbe impegnata a “preparare una strategia volta a accettare le sfide imposte alla plastica per mezzo della valorizzazione della filiera, e prendendo in considerazione il suo intero ciclo di vita”.

Nel 2017, la Commissione ha confermato la sua concentrazione sulla produzione e uso di plastica e ha lavorato al raggiungimento dell’obiettivo di rendere riciclabili tutti gli imballaggi in plastica entro il 2030.

In Europa, il valore potenziale della plastica riciclata rimane largamente inespresso: il riciclo e il riutilizzo della plastica a fine vita è a livelli molto bassi, in particolar modo se confrontati con quelli di altri materiali come carta, vetro o metalli. Prendendo in considerazione il riciclo meccanico, ad esempio, esso non è mai stato veramente supportato ed è sempre stato troppo poco valorizzato: ogni anno in Europa si producono circa 25,8 milioni di tonnellate di rifiuti plastici, di cui meno del 30% viene raccolto per il riciclo. Di questa quantità, una buona percentuale lascia il continente per essere trattata in altri paesi, dove possono essere applicati altri tipi di standard ambientali, regolamentazioni o restrizioni. La domanda di plastica riciclata oggi copre solo circa il 6% della totale domanda di plastica in Europa.

Nella Plastics Strategy vengono forniti dei principi guida per un’intelligente, sostenibile e innovativa industria della plastica, dove il design e la produzione rispettano completamente i bisogni del riciclo e del riuso, portando crescita e lavoro all’Europa e aiutando a ridurre le emissioni di gas serra e la dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili.

E’ riconosciuto che l’incremento del riciclo della plastica può portare importanti benefici ambientali ed economici: più alti livelli di riciclo della plastica, comparabili a quelli di altri materiali, possono solo essere raggiunti da un migliora-mento del modo in cui la plastica e i prodotti in plastica vengono pensati e realizzati. Secondo la Commissione, per attuare efficacemente questa strategia, sarà inoltre necessaria una maggiore cooperazione tra tutti gli attori della filiera: dall’industria, i produttori di plastica e trasformatori alle aziende di gestione dei rifiuti, pubbliche e private. Nello specifico, gli attori-chiave di questo processo devono lavorare insieme per:

• Migliorare il design e supportare l’innovazione per rendere la plastica e i prodotti in plastica più facili da riciclare;
• Espandere e migliorare la raccolta differenziata dei rifiuti plastici, in modo da garantire una certa qualità di input per l’industria di riciclo;
• Espandere e modernizzare le tecniche di riciclo e selezione a livello europeo;
• Creare mercati praticabili per le plastiche riciclate e riciclabili.

Poco dopo la presentazione della Plastics Strategy, PlasticsEurope, l’industria europea delle materie plastiche, si è dichiarata favorevole al tragitto da percorrere, e ha annunciato un impegno a volontario a supporto della strategia: con il documento “Plastics 2030 – Voluntary Committment”, l’industria intende supportare le istituzioni europei impegnandosi ad incrementare il riuso e il riciclo delle materie plastiche, con l’obiettivo di raggiungere il 60% per gli imballaggi in plastica entro il 2030, per poi puntare al 100% nel 2040.

Qualche giorno fa, anche sei associazioni della filiera delle materie plastiche hanno risposto positivamente alla strategia europea annunciando un impegno, il “Circularity Platforms”, con l’obiettivo di raggiungere l’obiettivo di riciclo di almeno il 50% dei rifiuti plastici in Europa entro il 2040, e di almeno il 70% per quanto riguarda gli imballaggi in plastica.

Speriamo che la strategia europea venga implementata in maniera efficace, e che soprattutto venga recepita in Italia in maniera corretta e trasparente, evitando che rimanga solo un proclamo, visto che è dal 2007 che il Consorzio CARPI ribadisce questi concetti e spera nella giusta valorizzazione che il settore riciclo merita.

  • 24 gennaio, 2018
  • Ambiente, Articoli, Comunicati, Consorzio, Europa, Mondo, Normative, Notizie
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